Un post di Federica su facebook mi ha ispirato a chiedermi quale fosse il dono più grande dell’espatrio per me.
Nel suo caso è stato realizzare il sogno che aveva fin da ragazza: fare la mamma.
Occuparsi in prima persona dei suoi figli. Goderseli.
Sicuramente anche per me è stata una occasione unica per questo. Mamma full time, senza nessuna rete di supporto, non le solite. La famiglia e gli amici lontani.
Persino avere un aiuto richiedeva confrontarsi con abitudini diverse.
Tutto ciò non lo rende un ruolo facile, ma allo stesso tempo fa sì che si crei una connessione unica. Io lo dico spesso: all’estero si diventa famiglia.
O, almeno, questo è quello successo a noi.
Ma se dovessi riflettere sul dono più grande dell’espatrio per me, non riesco a fare a meno di pensare che sia stato incontrare “il mondo”.
Per una persona curiosa come me, una volta superato l’ostacolo della lingua, immergermi in mille contesti diversi, con culture diverse, mi ha arricchito molto, moltissimo. E continua a farlo.
Il Kuwait è stato una palestra incredibile in questo.
Ma Dubai per certi versi ancora di più.
Per vari motivi mi trovo a frequentare quasi solo stranieri. E non mi dispiace. Lo dico sempre che se dovesse finire la mia esperienza estera, questo sarebbe l’aspetto che più mi mancherebbe.
Amo tantissimo gli italiani, il nostro modo di scherzare, le battute, i pilastri della nostra cultura, la stessa infanzia. Ma adoro aver avuto questa possibilità di conoscere più culture.
È come se i miei sensi si allertassero tutti.
Con alcuni ho pure relazioni “profonde”. Confidenze.
In Kuwait mi hanno raccontato che è arrivato un gruppo piuttosto ampio di italiani. Molti giovanissimi e famiglie. Oppure persone di una certa età. La società ha praticamente messo tutti nello stesso building. I primi tempi ho pensato: che bello, che bravi. Quando poi ho scoperto che questo ha determinato che stiano solo tra loro mi è un po’ dispiaciuto. Trovo che sia un’occasione persa non aprirsi al mondo, imparare una lingua, mettersi degli obbiettivi.
Un’altro regalo che ho ricevuto e che mi piace molto è quello di essermi liberata del dover dimostrare.
Vivo senza l’ansia di dover fare le cose più fighe, la montagna in inverno, Forte dei Marmi in estate. Non devo uniformarmi a un modello. Iniziare una conversazione con “Io lavoro” o dover spiegare la mia vita.
Anche se spesso devo scontrarmi con tutti i preconcetti su questa città o, peggio, con gli innamorati folli.
Per carità, mi capita ancora di essere guardata come una marziana perché mi sveglio alle 6. O perché mia figlia fa 1.000.000 di sport. Perché torno sempre in Puglia, per far vivere una dimensione italiana molto semplice.
La vita all’estero mi ha dato la libertà di capire come voglio vivere la mia vita e non quella che gli altri pensano sia giusta.
Spesso, sopratutto dopo tanti anni, possono esserci dei momenti down, oppure la sensazione che qualcosa ci è stato tolto. Perché innegabilmente vivere da un’altra parte spesso comporta rinunce, solitudine, sfide che non vorremmo affrontare.
Eppure, se riusciamo a non farci prendere dai momenti no, è innegabile trovare i benefici, i regali, i doni della vita all’estero.
Sono grata a Federica che con il suo post mi ha portato a riflettere sul dono più grande dell’espatrio.
I doni della vita all’estero.
E tu che doni hai avuto?
Mimma, Dubai
[…] poche tracce nella memoria e una domanda nella testa “ma davvero?”.Per quanto mi sia liberata dell’ansia di dover dimostrare, come ho raccontato nel mio ultimo post di Amiche di fuso, ciò non toglie che io resti una persona […]